In: Risonanze

Il Concilio ecumenico Vaticano II si svolse negli anni ’60, in sostanziale clima di cristianità a livello mondiale, e le proposte innovative nei confronti del mondo contemporaneo in esso elaborate risultarono indubbiamente efficaci per un cambiamento di mentalità sia all’interno che all’esterno delle comunità cristiane.

Nessuno poteva immaginare che a distanza di 60 anni si dovesse ricominciare da capo a causa di evoluzioni di pensiero e di comportamento allora non prevedibili.

I linguaggi della nostra tradizione liturgica e teologica innescano meno efficacemente il desiderio di andare incontro a Cristo all’interno della Chiesa perché si ha l’impressione che parlino a se stessi e solo di se stessi come se fossero pensati per persone culturalmente e spiritualmente elevate.  Non possiamo essere sicuri che i fedeli che partecipano alla celebrazione eucaristica facciano la comunione per devozione privata e intimistica di unione con Gesù escludendo che essa possa e debba incentivare l’appartenenza a un popolo che cammina in Lui, per Lui e con Lui.

La riforma liturgica in consonanza con la teologia del popolo di Dio in cammino nella storia aveva puntato sull’immagine di una Chiesa radunata per celebrare le lodi di Dio e annunciare al mondo le meraviglie che il Padre opera in essa per mezzo del Figlio nello Spirito Santo.

Le famiglie cristiane si preoccupano di celebrare in Chiesa i matrimoni, i battesimi, i funerali, gli anniversari, le ordinazioni sacerdotali e le consacrazioni alla vita religiosa, ma siamo stati capaci di motivarle correttamente a vivere questi atti con la dovuta sensibilità di fede e non solo come momenti per fare festa?

Può cominciare a venire il dubbio che il vino nuovo della riforma conciliare venga ancora versato in otri vecchi e che con i recenti Sinodi, italiano e mondiale, si arrivi alla proposta di modelli unici per tutti non tenendo conto delle trasformate sensibilità umane.

Un autore africano scriveva nel VI secolo: «Così ora la Chiesa, radunata per opera dello Spirito Santo, esprime la sua unità in tutte le lingue. Perciò se qualcuno dirà a uno di noi: hai ricevuto lo Spirito Santo, per quale motivo non parli tutte le lingue? Devi rispondere: Certo che parlo tutte le lingue, infatti sono inserito in quel corpo di Cristo, cioè nella Chiesa, che parla tutte le lingue. Che cosa altro in realtà volle significare Dio per mezzo della presenza dello Spirito Santo, se non che la sua Chiesa avrebbe parlato in tutte le lingue?».

La disaffezione verso i riti liturgici e le difficoltà nel trovare l’unità nell’accettare la ricchezza delle diversità delle altre confessioni indicano forse che i linguaggi della Chiesa non portano più la voce dello Spirito.

La fase di ascolto dei due Sinodi con l’obiettivo di raggiungere non solo i fedeli praticanti ma anche i saltuari, i credenti in altre esperienze religiose e i non credenti è sicuramente un segno positivo anche se molte carenze possono derivare dal disinteresse del clero e del popolo cristiano in generale.

Se l’ascolto è già finalizzato a proposte già elaborate si rischia di trovarsi nella situazione candidamente esposta dal neo presidente della CEI in una conferenza con i giornalisti che mentre una donna gli raccontava i suoi guai in cerca di condivisione lui aveva la testa da altre parti e perciò fu apostrofato “ah Don Matte’ mi stai ad ascoltare?”.

Don Antonio Mazzi, fondatore di Exodus, riporta in un suo articolo su VITA PASTORALE  di Maggio 2022 alcune domande inquietanti  da parte dei giovani che incontra:  Che uomo era Gesù? Come si è formato nell’infanzia e nella giovinezza? Come è nata in Lui la sua idea di Dio e del mondo? Come è diventato predicatore? Come ha iniziato a fare miracoli? Come è arrivato a essere rifiutato e crocifisso? Quale fu l’effetto del suo modo di vivere sulla società in cui viveva? Cosa capirono davvero i contemporanei e cosa capiamo oggi? Cosa rimane del suo personalissimo Vangelo?

Il risultato dei Sinodi sarà sicuramente frutto di un lavoro ben eseguito ma se termina con linee chiare ma univoche senza la possibilità di indicare proposte alternative, per esempio sugli itinerari di preparazione ai sacramenti, non solo dell’iniziazione cristiana, che siano ritenute idonee per la formazione della coscienza cristiana e per l’edificazione della Chiesa, possiamo dire che ci lasciamo condurre dallo Spirito Santo?

Dalla Rivista Risonanze 2-2022, p. 10s

P. Valter Palombi fsmi

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