Quirino Proni (1904-1956), IV Superiore Generale dei fsmi dopo i Padri A. Piccardo, A. Minetti e G. Bruzzone, fu eletto il 5 dicembre 1946 “ad nutum sanctae saedis” e confermato nel settembre successivo dal Capitolo Generale straordinario che egli stesso volle indire quasi a suggellare l’elezione papale con l’approvazione della Congregazione.
A lui si deve l’approvazione “ad experimentum” del Direttorio della Congregazione, come pure l’avere affiancato ai tradizionali protettori della Congregazione, San Giuseppe e San Pio X, anche S. Carlo Borromeo per le vocazioni e il clero, S. Luigi Gonzaga per i giovani, S, Francesco Saverio per le missioni e S. Giovanni Apostolo in quanto primo Figlio di Maria Santissima, nostra madre. Nei tempi successivi al Vaticano II si è pensato di ripristinare la vecchia formula.
Si deve a P. Quirino Proni e al suo gusto squisito anche lo stemma della Congregazione che proponiamo nell’interpretazione, allo stesso tempo geniale, poetica e pittoresca, di P. Gino Danovaro, nella quale si coglie chiaramente il riferimento alla Vergine Immacolata, Patrona della Congregazione, presente nello stemma attraverso le sue alte virtù della castità e della fedeltà, rappresentata dalla Regalità della corona e significata dalla splendente Stella protettrice dell’umanità.
«In linguaggio araldico – ci spiega P. Gino Danovaro, VI Superiore Generale dei fsmi – probabilmente si direbbe che lo stemma presenta due spaccati: uno in azzurro con una stella a 6 punte colorata d’oro, l’altro con fondo dorato contenente un giglio di giardino, una saetta guizzante e un frassino verde».
«I due spaccati sono sormontati da una corona regale dorata e circondati da due svolazzi contenenti le scritte «Monstra te esse matrem» e «Iter para tutum» (più avanti la traduzione)».
«Più agevole – continua P. Gino – è coglierne il significato simbolico, secondo il suo carattere di “arme di comunità”, termine del linguaggio araldico per indicare l’insieme dei simboli presenti negli stemmi e comuni a un gruppo di “congregati”. Il campo azzurro della sezione superiore in araldica dice lealtà, giustizia e buona fede, ma soprattutto è richiamo al cielo e al mare, ove splende la stella, simbolo non solo di azioni magnanime, ma della Vergine Santa, centro di tutta la vita spirituale dei Figli di Maria (vedi saetta guizzante)».
«Lo sfondo del campo inferiore è d’oro, il più nobile metallo utilizzato per i blasoni, è dice: forza, costanza e nobiltà di opere. Nella parte sinistra è posizionato il giglio di giardino, tradizionale simbolo araldico della purezza e della castità, mentre nella parte destra c’è il robusto e verde frassino, simbolo della fedeltà e richiamo all’iniziatore dei Figli di Maria, Giuseppe Frassinetti».
Esempi di “Arme di comunità” |
«Sovrasta tutto la corona regale, simbolo del culto devoto alla Regina degli Angeli, sovrana della Congregazione. Gli svolazzi non sono puri ornamenti: essi portano incisa l’invocazione ardente alla Vergine di tutti i suoi figli. «Mostrati sempre madre con noi; preparaci una strada sicura, come benignamente ti sei degnata di prepararci fin qui. Una strada dritta alla meta senza incertezze, salti e scogliere, illuminata dal tuo Materno sorriso».
Gino Danovaro, VI Superiore Generale dei fsmi
Quirino Proni: testimonianze d’epoca
In prossimità della scelta del nuovo Governo della Congregazione – canonicamente improbabile la conferma per i motivi di cui sopra – può essere utile e opportuno accennare ai requisiti comunemente richiesti a un governo che si rispetta attraverso due significative testimonianze proprio su P. Proni, un Superiore Generale sul quale «è calato – a mio parere – troppo in fretta il sipario» (n.d.r.).
«Penso che tutti potrebbero dire di lui “il mio P. Proni”, perché avvicinarlo e parlargli voleva dire esserne conquistati, per abbandonarsi completamente alla sua guida, trascinati dal suo entusiasmo, dalla sua fede, dal suo gran cuore, dalla sua delicatezza, dalla sua azione, dalla sua visione veramente cattolica dei problemi dei suoi giovani, della Congregazione e della Chiesa.
La sua risposta alla vocazione di Dio fu totale. Le vocazioni dei suoi giovani, quindi, non andarono perdute perché: 1) sentì e ci fece sentire la missione sacerdotale come un sacrificio e non come avventura; 2) non conobbe lo spirito mondano delle consolazioni terrene; 3) non era attaccato alla propria terra, città, paese, casa, e non si rifiutò mai di assimilarsi a chiunque e dovunque avvicinasse.
Perciò lo vedevo e lo desideravo “vescovo” il “mio P. Proni”, un vescovo missionario che, prima di appartenere ad una diocesi, apparteneva al mondo»
Sergio Morandini, Risonanze 1/1957
«Plaudo sinceramente all’iniziativa – borsa di studio a favore degli aspiranti fsmi proposta da un suo ex-alunno e perpetrata da P. P. Papi – che oso fare mia e che presento a tutti gli amici di Risonanze, a quanti conobbero il P. Proni ed ebbero la possibilità di apprezzarne il grande cuore e le elette virtù. Vogliano essi, in questa forma, manifestare il loro affetto e riconoscenza…. Egli, fin quando ha potuto, si è prodigato per i nostri aspiranti e chierici e per la gioventù in genere».
P. Lino Ferrari, V Superiore Generale, Risonanze 4-5/1958
Tratto dalla Rivista Risonanze 2-2023, p. 7s
Comments: 0
There are not comments on this post yet. Be the first one!