Fu ideato e disegnato dal P. Quirino Proni. Figura nel paliotto marmoreo dell’altare della Cappella dell’Istituto Ecclesiastico di Roma. inaugurato nel 1947. Comparve la prima volta su Risonanze nel numero di Marzo-Aprile 1953.

In linguaggio araldico probabilmente si leggerebbe cosi:
Nel 1°: d’azzurro, alla stella a sei punte, d’oro.
Nel 2°: d’oro, al giglio di giardino, alla freccia in palo e al frassino verde. Timbrato da corona regale, su svolazzo con motto:
“Monstra Te esse Matrem. Iter para tutum”.
Piú agevole coglierne il significato simbolico, secondo il suo carattere di “arme di comunità”.
Il campo azzurro della sezione superiore in araldica dice lealtà, giustizia e buona fama; ma soprattutto è richiamo al mare ed al cielo ove splende la stella, simbolo non solo di azioni magnanime ma della Vergine Santa, centro di tutta la vita spirituale del Figli di Maria (vedi la guizzante saetta in palo).
Lo sfondo del campo inferiore è d’oro, il piú nobile metallo del blasone: dice forza, costanza e nobiltà di opere.
A destra è il giglio di giardino, tradizionale simbolo araldico della purezza e della castità.
A sinistra è il robusto verde frassino, simbolo della fedeltà e richiamo all’iniziatore dei Figli di Maria, Giuseppe Frassinetti.
Sovrasta la regale corona, simbolo del culto devoto alla Regina degli Angeli, Sovrana della Congregazione.
Gli svolazzi non sono puri ornamenti: portano incisa l’invocazione ardente alla Vergine di tutti i suoi figli.
“Mostrati sempre Madre con noi, preparaci una strada sicura, come benignamente ti sei degnata di prepararci fin qui… Una strada diritta alla meta senza incertezze e salti e scogliere, illuminata dal tuo materno sorriso”.