
… E nel segno della Croce iniziò il suo volo verso la luce, un anno fa. Proprio la Croce è stata la guida di Franco Palma: nella vita, in cui ha incontrato grandi dolori, nella preghiera, che è stata la sua forza, sempre. Molti di voi hanno conosciuto Franco, specialmente a Verona, dove ha affiancato l’opera dei FSMI, nella parrocchia di Santa Maria Ausiliatrice.
L’autorevolezza e il rigore del militare si univano ad una grande umiltà: la sua dimestichezza col Vangelo lo faceva essere braccia di Dio, non il benefattore esibitore di sé e compiaciuto.
Lo si vedeva a Poiano, nella Casa della Madonna della Fiducia, dove c’era il Noviziato (per grazia di Dio quest’anno è ritornato), e dove arrivava con enormi quantitativi di vettovaglie, per quei ragazzi che lo accoglievano festanti.
Ai novizi filippini insegnava l’Italiano. In parrocchia, come ministro dell’Eucaristia, portava la Comunione nelle case, a vecchi e a malati; trasmetteva la sua fede ai ragazzi, insegnando il Catechismo. Se qualcuno chiedeva il suo aiuto per qualche problema, sapeva sempre come muovere le pedine giuste per aiutarlo.
Attivo e produttivo, dava il suo contributo al Gruppo Missionario di S. Maria Ausiliatrice. Aveva anche la capacità di coinvolgere credenti e non credenti per affiancare i Figli di Maria. Quando la Congregazione portò la sua missione in Polonia, c’era la necessità di trovare una casa adatta alle esigenze pastorali dei padri. Una volta acquistata, fu necessario ristrutturarla. E Franco arruolò, da bravo militare, un gruppetto di amici, li fece armare di pale, cazzuole e pennelli, e li portò a Brzozówka, dove nacque la prima sede dei FSMI, dotata di ampi spazi interni ed esterni, in quella strada che avrebbe avuto il nome del Fondatore dei FSMI: ul. Frassinettiego, anche grazie all’intervento dei volontari, tra i quali c’era anche il papà di p. Venturino.
Era un profondo conoscitore della sua città, Verona, di cui era guida appassionata e competente; esperto di arte, pittore egli stesso, dipinse ritratti di santi (notevole quello di Edith Stein, Santa Benedetta della Croce) e si dilettava a restaurare vecchie icone, mostrandosi portatore innato della spiritualità della grande iconografia. Grazie ai suoi buoni rapporti con la scuola d’Arte di don Bosco a Verona, aiutò la realizzazione di altari e pulpiti nella parrocchia di Verona e a Brzozówka

Convinto della necessità di una presenza attiva dei laici nella vita della Congregazione, partecipò al gruppo formatosi nei primi anni 2000 nella sede della Congregazione a Roma, per gettare le basi di una entità laica della Congregazione, prendendo esempio da altri Ordini, ma soprattutto realizzando la volontà del Frassinetti, nelle cui opere sentiamo viva l’esigenza dello sviluppo di una coscienza laicale che porti Cristo nella vita del lavoro e della famiglia. Il contributo di Franco fu ricco di competenza e buona volontà.
Non solo nella Chiesa egli ha portato Cristo, ma anche nella sua vita privata. Aveva tre figli, tutti adottivi. Ma in Colombia c’è un altro uomo che si considera suo figlio. Non avendo potuto adottarlo, Franco si è impegnato a sostenerlo spiritualmente e materialmente. Era in un Istituto per ragazzi senza famiglia: ha cominciato a lavorare come uomo delle pulizie in un’azienda bancaria, ha studiato, ora è funzionario nella stessa azienda, ha una bella famiglia. Leggere le lettere che scriveva al suo papà d’adozione è commovente e ci dice tutto di Franco.
Ha portato Cristo, sì, l’ha portato nel segno della Croce. Quanti dolori l’hanno colpito! Mai si è sentita da lui una parola che non fosse di accettazione, sempre un sorriso, velato, sì, ma sempre un sorriso di chi sa che mai si è soli nella vita.
Grazie, Signore, per averci dato un Amico come Franco!
Tratto dalla Rivista Risonanze 1-2023, p. 26s
Flavia Coccoli
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