In: Risonanze

Il 23 luglio 2005,  p. Maurizio Michelotto ha rilasciato un’intervista alle Missionarie Figlie di Santa Maria Immacolata su padre Giuseppe Battistella. L’occasione fu il XVII Capitolo Generale, a cui partecipavano sia P. Maurizio, sia le Missionarie. Ne riportiamo alcuni stralci.

«Ho conosciuto p. Battistella a Torrevecchia perché là vi era la casa del Noviziato, e lui è stato il mio Padre Maestro. Siamo nel 1950-51. Un anno dopo la mia ordinazione sacerdotale, nel 1958, sono stato mandato ad Oristano.

Padre Giuseppe Battistella (1905 – 1965)

Vi era già in fase di costruzione la chiesa, più tardi sono state costruite la casa, le opere e l’Istituto Frassinetti. Dal ‘61 al ‘65 p. Battistella è venuto ad Oristano, io ero il parroco, lui il viceparroco. È stato un periodo molto fecondo, perché  mi sono ritrovato il padre spirituale che, in punta di piedi per non farsi sentire, era presente in ogni angolo della casa. Era fervoroso, amante della preghiera e amante della croce. Era un uomo semplice, veniva dalla campagna; è stato sacerdote in vita adulta. Ma il desiderio irrompeva in quel cuore di un contadino che guardava al cielo, e il cielo gli ha donato gli occhi azzurri e un animo pieno di luce.

Chi è vissuto a fianco a lui non poteva non attingere da questa fonte, continuamente dedita alla preghiera, al trasporto verso il Signore, all’amore verso le anime, alla immolazione per le anime. Lui molte volte non dava la penitenza ai penitenti, ma si prendeva sulle sue spalle la penitenza dei penitenti!

Sapeva veramente conoscere! Era direttore di spirito, era predicatore, ma predicava con la vita. Quando proclamava la presenza di Dio, la si toccava, la si sentiva!

Certamente come sacerdote non poteva disunire l’amore per Cristo da quello di Maria. Così p. Battistella, ai piedi della Vergine Maria, confidava ogni sua pena, ogni suo desiderio, raccontava a lei tutte le cose che erano per lui motivo di grande gioia. Si rivolgeva a lei per chiedere: “Vergine Maria, madre di Gesù, fateci santi prima di tutto”.

Ha sempre ringraziato per il sacerdozio, di cui era riconoscente. Nella celebrazione della s. Messa si preparava accuratamente e portava il desiderio di molte anime che a lui si rivolgevano per intercedere presso Dio grazie e benedizioni. Pertanto non era mai solo: dietro a lui c’era il corteo delle anime supplicanti! Pensate un pochino, rimaneva là, assorto nella contemplazione non solo dell’eucaristia, ma della Parola, perché non vi era Parola che lui pronunciasse e che non la vivesse. Nella santa Messa avveniva per p. Battistella una trasfigurazione: era l’uomo-dio che celebrava, perché era veramente un prolungamento del sacrificio di Cristo.

I sentimenti di Cristo attinti dal vangelo sono entrati nell’animo di p. Battistella. A volte si soffermava e portava dinanzi al Signore Dio le ansie, le preoccupazioni, i dolori, le cose tremende che gli venivano dette tramite la confessione. Tutte queste cose facevano di lui una vittima! Ed allora, ecco, lo si vedeva piangere sull’altare perché in unione a Cristo sofferente sulla croce. Anch’egli in quel momento era uguale al Signore, perché si era immedesimato, e come Cristo ha amato il ladrone pentito e anche l’altro.

Giuseppe Battistella (1° in basso a sinistra) in una foto d’epoca

 

Così p. Battistella aveva per tutti un ricordo e una parola, anche per quelli che avevano perso la fede ed erano nella disperazione.

Era veramente un santo dell’umiltà, della semplicità. Era un uomo che non si faceva mai scorgere nella sua altezza spirituale. Però il trasporto che aveva verso le cose di Dio faceva intravedere in lui veramente un profeta. Era un uomo che quando parlava si estraniava, lui parlava, ma era il Signore Gesù che parlava.

Ecco, lui si è sempre ritenuto una ciabatta! Nei confronti di Dio c’era una profonda umiltà! P. Battistella si faceva piccolo quando parlava di cose grandi, ed era l’uomo che nella sua piccolezza aveva il dono di invogliare gli altri alla conquista della perfezione.

La sua predica, non era mai solo teologica o morale, ma era molto piana e indirizzata alla santità. Diceva: “Figlioli, credetemi, si può diventare santi!”.

Battistella evitava le dissipazioni, evitava quel parlare, quel criticare, quelle chiacchiere inutili. Ma guardava solo alla perfezione e diceva: “Figliola, portati davanti a Dio e confida in lui”. E chiudeva ogni problema.

La preghiera per p. Battistella era il pane quotidiano. Viveva di preghiera; non vi era momento in cui la sua anima non fosse in unione con Dio. Non cercava la distrazione per la distrazione. Era un cammino che si era imposto e lo difendeva a spada tratta, perché non c’era nulla di più grande di Dio; e, pertanto, quest’anima innamorata di Dio non poteva non elevare a lui quei sentimenti di amore, di ringraziamento, di richiesta di perdono per se e per gli altri. Era come un roveto ardente che ardeva di amore per il suo Signore e si consumava nel sacrificio e nella preghiera.

Suore della Sacra Famiglia (Castelletto del Garda)
Vestizione di Rubina (in velo bianco), nipote di P.G.

Se p. Battistella aveva qualche attenzione particolare, era per la salvezza delle anime. “Gesù, Maria, Giuseppe, vi amo. Salvate anime”. Questo era il ritornello che ogni giorno lui innalzava al cielo. Immaginate che fasci di anime portava davanti a Dio attraverso questa sua esclamazione! Le anime, quelle più lontane da Dio, quelle più in pericolo; ecco, per i poveri, i moribondi, per gli ammalati, per gli esclusi, per i maltrattati egli veramente era una scialuppa di salvezza. Nel mare infido di questo mondo molti fratelli gridano aiuto, e l’han trovato nel padre Battistella che sapeva gettare salvagenti a tutti coloro che alzavano il grido e le mani verso il cielo»

Tratto dalla Rivista Risonanze 2-2023, p. 220-22

a cura di Maria Francesca Porcella, mfsmi

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